Edi Solari: PRIMITIVA E TENERA ELEGANZA

Edi Solari: intervista psicoestetica

INTERVISTE PSICOESTETICHE

N.1

Edi Solari

PRIMITIVA E TENERA ELEGANZA

 

Edi è una fotografa di interni e architettura, vive a Roma ma le sue radici restano ben salde sulle coste dell’Argentario. Ha il sorriso calmo di chi è abituato a guardarsi dentro e farsi molte domande su di sé e sul mondo, e gli occhi luminosi e commossi di chi risponde senza mai lasciare il cuore inascoltato.

Particolarmente ricettiva al bello e alle emozioni, dice di non essere una creativa perché di natura non portata alla progettazione, ma piuttosto incline a cogliere la bellezza trovandola nell’improvviso e nell’inaspettato. Eppure nei suoi lavori riesce a infondere sempre anima anche agli spazi asciutti e minimalisti che piacciono tanto a noi architetti, suggerendo nello styling il passaggio della vita umana attraverso gli oggetti della quotidianità e soprattuto grazie all’uso di una luce corposa e dotata di grana e calore, come fosse fatta di respiri più che di fotoni.

Nelle passioni e negli interessi è curiosa, aperta, mobile. Nei pensieri e nelle emozioni è libera, sensibile, polimorfica. Estetica, ordine, crescita personale e connessione con la Terra sono le sue aree principali di affinità.

Immaginare per lei un interior che la rappresentasse a seguito di un analisi psicoestetica è stato immediato e intenso perché si è data ai test e all’intervista senza riserve e con la naturalezza matura ed allo stesso tempo bambina, di chi sente lo spazio e gli oggetti prima ancora di analizzarli.

I suoi elementi archetipici sono il fuoco e la terra, che in una danza di istinto e sostanza, intuizione e semplicità, impulso e pragmaticità, vanno a generare in lei un duale sempre presente. Per questo ho pensato per lei al materiale che per antonomasia in fuoco e terra trova i suoi genitori: la terracotta. Calda, opaca, materica, storica, profumata quando si bagna, dalla superficie levigata fino a sembrare pelle, e proprio come la pelle dotata di piccole soluzioni di continuità: la bellezza perfetta dell’imperfezione.

Ma Edi è anche tessuto, fatto di numerosi interessi, della meraviglia trovata e collezionata nelle cose, nelle persone, nelle parole e negli spazi, come se si trattasse di vari fili con cui tessere una calda e soffice coperta, un’istanza di comfort e protezione alla quale tornare, ricercata nei significativi spazi di solitudine e lentezza che pretende dalle sue giornate.

E poi c’è lo sguardo, l’occhio di una finestra circolare come un obiettivo, che nel suo caso non pu  che essere immensa e sull’orizzonte del mare, non solo banalmente per i suoi natali ed il suo mestiere, ma soprattutto perché rispondono ad una natura viaggiatrice, esplorativa e avventuriera, ad un Sé che deve periodicamente esporsi alla luce del sole, al sale e al vento, quindi scottarsi, spellarsi, spettinarsi, piangere e ridere, prima di tornare a casa e riposare, rigenerarsi in pace e silenzio, e fare tesoro di tutto.

Un’estetica in definitiva sincera, diretta, senza fronzoli, quella delle cose di valore che si ritrovano, come i profumi ed i sapori dei luoghi dell’infanzia, come un tronco sulla spiaggia trasportato dal mare e levigato dal tempo. Un eleganza primitiva e tenera, sacra come solo le religioni pagane la intendevano, ovvero fortemente connessa alla terra, all’amore, alla vita.

 

Nel render artistico:

Una poltrona in un materiale inusuale: la terracotta, apparentemente rigida ma vellutata e viva perché scaldata dal sole, ergonomica al tatto e alla seduta. Non è una poltrona di relax ma è l’abbraccio di un pensatoio, un sostare essendo radicati al suolo, una seduta della consapevolezza e dell’esserci, dall’allure assieme archeologico e contemporaneo, vagamente antropomorfa come nei miti di Dafne e Galatea. Completamente regina in un ambiente che è stereometrico e puro, uno spazio che allude al problema irrisolto della quadratura del cerchio, metafora della perfezione sfiorata e mai raggiunta e dell’estasi che si prova nel tentativo. I cementi e le resine sono terrosi e levigati come se i loro posatori fossero stati il mare ed il vento, e si aprono in una grande finestra-obiettivo che cattura l’orizzonte trasformandolo nel suo equatore: cerchio di ciò che parte e ritorna, e linea come direzione e traiettoria senza fine. Preziosi tessuti di lino e seta grezza caratterizzano i tessili, che suggeriscono un uso dello spazio informale, semplice e anticonformista: sedere e giacere perdono i loro significati funzionali e acquistano nel contatto col suolo le funzioni catartiche dell’individuazione e dell’otium.

Edi Solari

edisolari.com